Qualcuno entra in negozio e chiede “quel vino rosso mischiato col bianco”.

Qualcuno più semplicemente dichiara: – Il rosè non è un vino, dai…-.

O addirittura qualcun altro più datato afferma essere un vino “da donne”, forse per il colore o magari per i profumi… bah.

E’ forse meglio fare chiarezza su questa tipologia di vinificazione, perché di questo parliamo: un vino vero, che in certe zone del globo è un’autentica opera d’arte. In Italia siamo i secondi al mondo in fatto di produzione, anche se non ancora a litri bevuti: la strada però è quella giusta e sempre più persone si avvicinano al rosè, che grazie ai suoi colori e profumi è il principe degli aperitivi primaverili.
Innanzitutto capiamo come nasce: non è un miscuglio! Nella realtà è un prodotto che nasce da uve rosse vinificate in bianco. Il tempo di macerazione determina l’intensità del colore, ed è molto breve: più le bucce sostano insieme alla polpa, più la colorazione sarà intensa, e viceversa. Una volta pigiate le uve, le bucce e i vinaccioli (i semi) vengono fatti macerare nel mosto, come si fa anche per il vino rosso, ma per il vino rosato per un tempo brevissimo, 24/48 ore. La successiva parte del lavoro è separare il mosto dalla parte solida e farlo fermentare “da bianco”.

In Francia, e per la verità anche in alcune zone d’Italia (anche per un nostro Raboso), si utilizza il salasso (o sanguinamento, saignée in francese) una tecnica di vinificazione che consiste proprio nell’estrarre o prelevare una certa quantità di mosto da una botte in cui si sta procedendo alla produzione di vino rosso. La parte di mosto prelevata, prima che la macerazione sia portata a termine, viene vinificata in bianco (ovvero senza bucce) allo scopo di produrre vini rosati. E’ la tecnica utilizzata anche per gli champagne rosè.

Con questi due metodi si ottengono il colore e i sapori tipici del vino rosé. Quindi non stiamo parlando di un vitigno, né di un tipo d’uva, né d’un miscuglio: è un modo di vinificare.

I colori di questo vino sono variegati, c’è il rosa cipria, il rosa salmone, il pompelmo rosa, il corallo e così via fino al rosa albicocca; gli aromi sono delicati ma intensi con un bouquet floreale che può variare dai frutti di bosco, ai sentori di ciliegia, a tratti agrumati che richiamano la scorza d’arancia. Al palato i tannini sono pochi e il liquido va giù che è una meraviglia, grazie alle note minerali e sapide che rendono alcuni prodotti veramente rinfrescanti.

Ora che sappiamo tutto, come abbiniamo un rosè?
Le carni bianche come il pollo, oppure la carne di maiale sono le prime vittime di questi vini, perché i rosati non sono esclusivamente da aperitivo! E ricordiamoci una cosa: come i vini bianchi fermi, il rosè non deve essere freddo gelato! La temperatura ideale è intorno ai 14°C.

Qui alla Cantina Liquida puoi trovare numerosi rosè, che siano sfusi, in bag in box o etichettati!

Sullo sfuso bollicina, trovi il nostro Lumèn dall’Oltrepò Pavese, il classico pinot nero gradevolmente frizzante, profumato di piccoli frutti rossi, fresco e sapido al palato, ottimo da gustare all’ora dell’aperitivo, e a tavola con piatti di pesce e carni bianche oppure il Bosco Rosè, un merlot vinificato in rosa dal Veneto con la potenza di un rosso intenso ma rotondo, adatto anche a piatti più ricchi oltre che per l’happy hour.

Sullo sfuso fermo, disponibili sia in bag in box che in bottiglia, c’è l’imbarazzo della scelta: preferiamo parlare di vini del sud tutti biologici, partendo dalla Sicilia per risalire lentamente lo stivale, il Nerello Mascalese bio domina tra gli autoctoni “antichi”: la nota agrumata e il finale molto fresco ricordano l’arancia. Risalendo, ci soffermiamo sul Cerasuolo DOC della cantina Paride D’Angelo, due giovani fratelli con il biologico come mantra: un Montepulciano d’Abruzzo dunque più strutturato, ma se bevuto fresco spinge tutti ad una facile ebbrezza! Passiamo per la Sardegna, dove Fattorie Isola produce, sempre in regime bio, un Cannonau rosato veramente particolare, acidulo ma morbido, perfetto per i formaggi di media stagionatura.

Qualche menzione anche sulle nostre etichette naturali e bio questa volta stiamo al nord Italia, a partire dalla Schiava trentina dell’Agraria Riva, passando per le bottiglie numerate di Vespaiolo metodo classico dalla cantina Io Mazzucato di Breganze (Vicenza) per giungere al 60 mesi di Casa Caterina, un Franciacorta Rosè parecchio alternativo.

Vi aspettiamo da Turás – Cantina Liquida!